Spesso, nelle mie passeggiate solitarie e senza nessun senso apparente, né una destinazione precisa e nessuna programmazione, va a finire che ci ritrovo un motivo e una ragione che prima non conoscevo. Lo scopro pian piano, come fosse una specie di puzzle da giornalini per i bimbi o settimana enigmistica: unisci i puntini dal … al….
Per esempio, ultimo evento in ordine di tempo, il giorno prima, decido di incamminarmi per le strade della mia città e visitare, per puro caso, il museo sulla Rota degli Esposti della Real casa dell’Annunziata di Aversa. Apprendo che un ruolo importante nella storia delle A.G.P. (Ave Gratia Plena) e della loro opera sociale a favore dei bimbi abbandonati, lo svolse Gioacchino Murat facendo abolire il cognome Esposito perché discriminatorio.
Il giorno dopo nell’ ozioso errare tra i vicoli, le strade e le piazze della città di Napoli, mi imbatto in qualcosa che cattura subito la mia attenzione.
Si tratta della statua di uno dei Re che si trovano all’ingresso di palazzo Reale. Vengo colpito dallo strano rigonfiamento sul lato sinistro del cavallo dei pantaloni della plastica figura.
Un Re molto dotato, della “virtù meno apparente” si direbbe a primo acchito oppure, con un qualche problema di ernia inguinale. La cosiddetta “Uallera” detto in napoletano.
Un legame con il posto visitato il giorno prima, a ben vedere, già ci sarebbe per il semplice fatto che, quello che sto osservando, è proprio “‘o pate d’e criature” (il padre dei bambini), come cita la smorfia napoletana al numero 29.
Poi diventa del tutto evidente, quando realizzo che il Re in questione è proprio Gioacchino Murat. “E chissà che Murat non sia stato davvero padre biologico di qualcuno di quei sfortunati figli di nessuno”, penso, ma questa è pura speculazione.
A questo punto mi convinco che c’è un disegno. Inafferrabile, ma ci deve essere. Non può essere semplice casualità. Poi ci rifletto e mi rendo conto che, è più probabile che da angoli remoti della mia caotica mente, stiano nascendo assurdi legami e connessioni tra quei luoghi e quei fatti e, probabilmente, pure i motivi reconditi per cui li ho scelti per le mie passeggiate. Quindi, non capisco se si tratta veramente de “la musica del caso” o è il mio cervello, che a livello subconscio, si organizza da solo per prendersi gioco di me.
Rimane il fatto che quando me ne vado a zonzo con l’umore giusto, in un modo o nell’altro, me ne ritorno sempre con qualcosa in più, tanto da non poterlo considerare mai tempo sprecato.
Adolfo de Luca Editor NovaraPartenopea
Complimenti per l’articolo e grazie per i curiosi aneddoti. Aversa, città di origine normanna, non solo ‘pazzi’ e mozzarella di bufala